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Accreditamento Sanitario e verifica del Fabbisogno: la visione del T.A.R. Lazio tra concorrenza e qualità dell’offerta assistenziale

I l T.A.R. Lazio, Sez. IV, con la sentenza nr. 3242 del 13 febbraio 2025, ha chiarito in modo definitivo il quadro normativo e interpretativo riguardante l’accreditamento sanitario e la verifica del fabbisogno, rimarcando il ruolo della concorrenza e della qualità nel miglioramento dell’offerta assistenziale.

I giudici hanno stabilito che il rifiuto di accreditamento basato esclusivamente sulla carenza di funzionalità rispetto al fabbisogno, considerata sotto il profilo territoriale e dei vincoli di budget delle ASL, è illegittimo. La sentenza sottolinea come la verifica del “fabbisogno di assistenza” debba essere interpretata in chiave di efficienza ed efficacia, puntando a una migliore allocazione delle risorse pubbliche e incentivando la competizione tra operatori qualificati, piuttosto che fungere da limite rigido e quantitativo.

Secondo il T.A.R. Lazio, l’accreditamento deve essere preceduto da una verifica concreta e oggettiva del fabbisogno di assistenza, basata su dati territoriali e demografici, come la composizione della popolazione, la domanda effettiva di prestazioni e la capacità reale delle strutture esistenti. La sentenza ribadisce che questa verifica non può configurarsi come un limite quantitativo rigido, ma come uno strumento qualitativo per migliorare l’offerta e favorire la competizione tra operatori.

Impatti sulla normativa e sulla concorrenza nel settore sanitario  

Il Collegio ha evidenziato come il sistema di accreditamento, lungi dall’essere un mero strumento di regolamentazione, rappresenti un elemento di valorizzazione delle strutture più meritevoli, conferendo loro un “plusvalore concorrenziale”. La reiterazione dell’accreditamento, senza una periodica verifica delle efficienze e delle qualità offerte, rischia di consolidare posizioni di privilegio ingiustificate.
Inoltre, il blocco dei nuovi accreditamenti, spesso giustificato con esigenze di contenimento della spesa sanitaria, è risultato non sostenibile, in quanto l’accreditamento non comporta automaticamente un incremento della spesa pubblica, essendo i costi legati al rispetto dei tetti di spesa contrattuali.

Conclusioni  

La pronuncia del T.A.R. Lazio rappresenta un importante segnale per il settore sanitario, in quanto invita a superare logiche di contingentamento e a puntare su una verifica reale e trasparente del fabbisogno, valorizzando la qualità dell’offerta e promuovendo una concorrenza sana tra operatori pubblici e privati. Questo approccio, secondo il Tribunale, può contribuire a elevare gli standard assistenziali e a garantire un servizio più efficiente e rispondente ai bisogni della popolazione.


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