D opo oltre un anno dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 24/2023 in materia di whistleblowing, il tema continua a rimanere di grande attualità. La normativa ha introdotto importanti garanzie per la protezione dei soggetti che segnalano illeciti, ma a distanza di 18 mesi le procedure di tutela non sono ancora consolidate in molte organizzazioni.
Un caso emblematico è rappresentato dalla Delibera n. 380 del 30 luglio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC). In questo provvedimento, l’ANAC ha sanzionato un direttore generale per aver adottato misure ritorsive contro un dirigente che aveva segnalato illeciti. A seguito della segnalazione, il dirigente ha subito discriminazioni e pressioni, portando l’ANAC a irrogare una sanzione pecuniaria di 10.000 euro e a dichiarare nulli i provvedimenti ritorsivi.
La vicenda sottolinea l’importanza di garantire un ambiente di lavoro sicuro per i whistleblower e mostra la ferma posizione dell’ANAC contro le violazioni delle normative in materia. È evidente che le organizzazioni devono adottare modelli organizzativi adeguati e procedure efficaci per gestire le segnalazioni, garantendo la riservatezza e la protezione dei segnalanti, e contribuendo così a una cultura aziendale etica e trasparente.
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